Il discorso di Obama
Con l’America anche quando sbaglia

Il discorso che avremmo voluto sentire da Obama avrebbe preteso un’America felice nel vedere i russi di Crimea tornare alla loro madre patria. Nel 1956 la concessione da parte di Crusciov di quella Regione all’Ucraina, era stata l’imposizione di un sistema dittatoriale che il referendum popolare aveva finalmente sanato. Nel momento nel quale Obama riconosceva l’autonomia dei russi di Crimea, poteva con più forza riconoscere la guadagnata indipendenza di Kiev. Il nuovo governo si è formato sulla base di una sollevazione popolare contro un governo legittimo. Se si sceglie di appoggiarlo politicamente, non si può condannare la secessione della Crimea che è avvenuta in maniera corrispondente. Da una posizione di equilibrio, Obama avrebbe potuto chiedere a Putin di rispettare l’indipendenza di Kiev e a Kiev pretendere di tutelare l’etnia russa rimasta all’interno dell’Ucraina. Obama invece ha scelto di difendere le ragioni di Kiev e di dare contro alla Russia, minacciando sanzioni e non sappiamo ancora che altro. Il presidente statunitense è talmente consapevole della debolezza della sua posizione da offrire all’Europa le forniture di gas che Putin le toglierà sicuramente. In questo contenzioso, sia chiaro, noi sosterremo l’America anche a costo di restare al freddo e ci auguriamo che l’Italia faccia lo stesso. Gli amici si riconoscono quando non ti abbandonano perché stai sbagliando. Anche se va detto che un errore di questo genere è tale da poter far tornare le relazioni occidentali con la Russia a prima del 1989. Con i russi in condizione di vantaggio.

Roma, 27 marzo 2014